Firenze capitale mondiale della ricerca sul Parkinson

05/08/2022

 


Tre giorni di discussione di studiosi da tutto il mondo all’Istituto degli Innocenti con il Fresco Parkinson Institute

Firenze ha ospitato dal 7 al 10 giugno la sesta edizione di “The 2022 Fresco International Workshop on Synaptic Plasticity and Advances in Parkinson’s Disease”, un meeting internazionale su plasticità neuronale, malattia di Parkinson e disordini neurologici affini al Parkinson’s organizzato dal Fresco Parkinson Institute con il patrocinio dalle principali società scientifiche e mediche operanti nel settore neurologico e delle neuroscienze.
Il congresso ha anche ottenuto il patrocinio della Regione Toscana, del Ministero della salute e del Parlamento Europeo. Dopo l’introduzione di Paolo Fresco e Kenneth Langone, il congresso ha visto l’intervento augurale del governatore della Toscana, Eugenio Giani, della deputata del Parlamento Europea, Simona Bonafe’, e del rappresentate del ministero della salute, Gaetano Gugliemi


A questo congresso hanno partecipato 50 speakers nazionali e internazionali - ricercatori di alto livello dalla ricerca di base alla pratica clinica- e più di 100 iscritti provenienti da diverse parti del mondo. Importante la presenza di molti giovani ricercatori che hanno avuto l’opportunità di dialogare direttamente con famosi ed esperti scienziati. La discussione e il confronto di idee a seguito delle varie presentazioni sono state molto

vivaci e hanno prodotto idee nuove riguardanti approcci al Parkinson e alle malattie neurodegenerative.

I lavori sono iniziati con un dibattito sull’effetto del COVID 19 nelle malattie neurologiche. L’epidemia della spagnola all’inizio del 1900 portò un aumento di casi di Parkinson in persone affette dalla spagnola. Mentre rimane un grosso punto interrogativo quale sarà l’effetto a lungo termine di questa epidemia sull’incidenza di malattie neurodegenerative come il Parkinson, sono stati presentati dati che, da una parte, mostrano un’azione diretta del COVID 19 sui neuroni del cervello. Altri studi dimostrano invece che l’effetto distruttivo del COVID 19 sulle cellule del cervello è legato alla drastica diminuzione di ossigeno nel sangue dovuta alla distruzione della funzionalità polmonare. Probabilmente la diversa affinità delle varianti del COVID 19 per i vari organi del corpo umano può spiegare queste differenze in termini di meccanismi di azione.

In una sessione successiva, dopo una lezione sulle vie cerebrali legate all‘espressione delle emozioni, è stata sottolineata l’importanza dello stress e di fattori ormonali per la plasticità e la genesi di processi infiammatori a carico delle cellule del cervello, fenomeni che sono alla base delle malattie neurodegenerative. Sono state discusse le diversità legate al sesso in termini di meccanismi biologici, plasticità, stress e suscettibilità a farmaci: purtroppo queste diversità vengono spesso ignorate o comunque sottovalutate sia dalla ricerca di base che nell’applicazione clinica, sottolineando il bisogno di un approccio più mirato in tutti i campi della ricerca e della clinica.

La sessione dedicata al cervelletto, un organo la cui funzione è sempre stata concepita come puramente legata all’organizzazione dell’atto motorio, ha evidenziato la presenza di nuove connessioni fra questo organo e varie parti del cervello. Per questo, il cervelletto esercita un importante ruolo in vari aspetti del comportamento, dell’attenzione e della percezione che possono spiegare disturbi presenti non solo nel Parkinson ma anche in affezioni psichiatriche.
Un dibattito particolare ha sollecitato un maggior coinvolgimento della ricerca di base e clinica sui “parkinsonismi” che, per definizione, hanno caratteristiche simili al Parkinson ma rispondono poco alla terapia e sono, almeno all’esordio dei sintomi, difficili da diagnosticare. Una sessione è stata dedicata ai disturbi non motori della malattia di Parkinson che hanno un impatto diretto sulla funzione specifica, ma che comunque peggiorano i disturbi motori e la qualità di vita e contribuiscono alla progressione della malattia.
La conclusione degli esperti è stata che questi problemi devono essere considerati come parte della malattia di Parkinson stessa e vanno affrontati insieme al medico curante.

Il simposio ha offerto poi una panoramica sull’uso e l’efficacia di terapie non farmacologiche, come la stimolazione magnetica transcranica, la stimolazione elettrica diretta di strutture cerebrali (deep brain stimulation, DBS) e l’uso di terapie ablative con ultrasuoni (focus ultrasound, FUS), per il trattamento del Parkinson e malattie correlate. La discussione sorta da queste presentazioni ha sottolineato vantaggi e problemi delle tre diverse tecniche. In particolare, recenti lavori mostrano che la DBS può essere guidata da segnali del cervello stesso e quindi può rispondere in “real-time” alle insufficienze della funzione cerebrale.

 

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